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Newport: perché spendere di più?
Newport: perché spendere di più?
di [user #16055] - pubblicato il

Oggi è di moda proporre cloni di prodotti famosi a basso costo, ma in tempi non sospetti, negli anni '80, un'azienda giapponese proponeva già un'ottima riproduzione di un amplificatore di punta di allora e dei nostri giorni.
Sento sempre più frequentemente affermare, da molti chitarristi e non solo, dei prezzi che sarebbe più corretto applicare ai nostri giocattoli. Alcuni sostengono che, per essere competitivi e quindi appetibili agli acquirenti, una chitarra elettrica di fascia media non dovrebbe costare oltre i 400-500 euro da nuova, mentre un amplificatore, se a valvole, non dovrebbe superare i 1.000 euro e, se a transistor, i 200-300 euro.
Una premessa necessaria è che non spetta all’acquirente proporre il prezzo di vendita, che deve invece tenere conto di tanti fattori, dai costi del progetto a quelli del personale, dalle materie prime alle spese di gestione e ammortamento degli immobili, dagli utili per poterne progettare altri ai tassi d’interesse del denaro e infine al ricarico del negoziante per continuare a esercitare la sua attività. Trovare quindi il prezzo all’ingrosso e al dettaglio migliore, per avere buoni utili e un certo numero di pezzi venduti, è fondamentale per la sopravvivenza di un’azienda e del suo rivenditore.
Spendere di più significa, quindi, anche premiare quelle aziende che fanno veramente sviluppo e ricerca di nuove soluzioni, utili a migliorare e semplificare la vita di tutti, in qualsiasi settore. Senza questo sviluppo si continuerebbe a produrre le solite cose, impensabili in tanti settori tecnologicamente avanzati.

Da qualche tempo siamo abituati, purtroppo, a un certo ribasso su tutto, dai nostri stipendi alla qualità dei prodotti, compensati in parte da un certo abbattimento dei costi per fronteggiare la difficile crisi mondiale.
Siamo spesso non contrari alla produzione asiatica, perché permette di entrare in possesso di molti tipi di bene una volta dal costo molto più alto, che ci permette, volendo, anche di fare una piccola collezione, talvolta non necessaria.
Spesso molti prodotti hanno un prezzo a listino notevolmente superiore alla cifra pagata realmente (il cosiddetto street price) che trae in inganno il possibile acquirente.
I prodotti provenienti dall’Oriente sono spesso frutto di scelte economiche da parte di produttori occidentali per poter comunque rimanere sul mercato, ma ha eroso in tutti i settori milioni di posti di lavoro. Volendo risparmiare molto, si punta anche al ribasso della qualità dei materiali e alla mancanza di regole comuni verso i lavoratori, cosa che sta facendo abbassare i diritti acquisiti nei Paesi più evoluti, anziché innalzarli negli altri.

Newport: perché spendere di più?

Tutta questa premessa mi è sembrata necessaria per parlare anche di un amplificatore e di un marchio giapponese degli anni ’80 che sembrava destinato a diventare un numero uno, almeno leggendo le recensioni dei giornali dell’epoca. Questo marchio era Newport, che realizzava dei cloni dagli occhi a mandorla di uno dei migliori e ambiti amplificatori del momento, cioè il combo della serie Mark di casa MesaBoogie, già affermata, proponendoli a meno di un milione e mezzo di lire, equivalente a circa tre stipendi di un operaio.
Tali amplificatori, molto somiglianti a livello estetico e nei controlli, ben costruiti, oltre a possedere un equalizzatore grafico con le stesse bande di frequenza, avevano anche dimensioni e peso quasi simili.
Il modello chiamato NGA 10 TBE era dotato di cento watt erogati da quattro valvole, un cono da dodici pollici prodotto per questo modello, oppure un Electro Voice come nei MesaBoogie, mentre la versione più piccola NGA 6 TBE produceva sessanta watt e montava due valvole finali.

Con un suono pulito e potente, ma volendo anche aggressivo ma meno pieno di un Mesa, molto adatto soprattutto al rock, erano offerti a un prezzo ritenuto buono, se paragonato al suo ispiratore, in quanto nella versione con cono EV rimaneva ben di sotto i due milioni di lire. Un Mark II Mesa era invece venduto circa al doppio di questo prezzo.
Trovandone un esemplare in buone condizioni, si potrebbe godere a una cifra molto conveniente dei suoi suoni valvolari, non proprio simili a un Mesaboogie, ma sicuramente interessanti.

Quest’amplificatore aveva quindi tutte le caratteristiche per arrivare a un bel boom di vendite, cosa però che non si verificò e almeno qui in Italia non se ne senti più parlare. Molto probabilmente all’epoca si preferì l’originale o altri modelli, per la maggiore affidabilità data dal nome MesaBoogie e una lungimiranza nella tenuta del valore economico.
Come già detto, il prezzo dell’epoca era circa un milione e mezzo di lire, diciamo almeno 3mila euro attuali, mentre l’originale della Mesa sarebbero stati circa 6mila euro. Per questo era prassi comune non possedere un parco macchine molto ampio, se non si era un professionista. Erano quindi in molti a limitarsi a un solo ampli magari usato e un paio d’elettriche.

Newport: perché spendere di più?

Non è quindi una novità degli ultimi anni offrire un prodotto blasonato in versione economica, fatto da un’altra azienda, con caratteristiche simili e con risparmi notevoli su scelte progettuali, prove e modifiche che permettono di creare un oggetto migliore, ma che ne aumentano anche i costi.
Logicamente, sfruttando le scelte effettuate dall’azienda produttrice dell’originale, si arriva a risparmi notevoli. È invece vero che all’epoca erano gli stessi giapponesi, produttori ormai affermati, che potevano riempire il mercato di prodotti economici, copiando i marchi più conosciuti. Tutto questo mi fa presupporre che un giorno qualche altro Paese in fase di sviluppo copierà prodotti cinesi, coreani o indonesiani, oramai con strumenti e prezzi d’alta gamma, proponendoli alla metà del prezzo.

Nota della Redazione: Accordo è un luogo che dà spazio alle idee di tutti, ma questo non implica la condivisione di ciò che viene scritto. Mettere a disposizione dei musicisti lo spazio per esprimersi può generare un confronto virtuoso di idee ed esperienza diverse, dando a tutti l'occasione per valutare meglio i temi trattati e costruirsi un'opinione autonoma.

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