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Dr. Relikstein si dà al metallo
Dr. Relikstein si dà al metallo
di [user #16167] - pubblicato il

Continuano le bizzarre avventure del dottor Relikstein, che questa volta ha messo le mani su una Telecaster tutta a tocchi. Ma alcune parti sono ancora troppo brillanti e il professore ha gli occhi sensibili alla luce. Sarà colpa degli acidi che ha usato per relicarle?
Continuano le bizzarre avventure del dottor Relikstein, che questa volta ha messo le mani su una Telecaster tutta a tocchi. Ma alcune parti sono ancora troppo brillanti e il professore ha gli occhi sensibili alla luce. Sarà colpa degli acidi che ha usato per relicarle?

Parti sul mercato già belle ossidate e conciate ce ne sono a bizzeffe, basta chiudere un occhio su quella cinquantina di euro di sovrapprezzo. L’alternativa sarebbe quella di appenderle a un albero e aspettare che la natura faccia il suo corso, ma la pazienza non è una virtù dei chitarristi malati di GAS come il Dr. Relikstein.

Scartate l’opzione acquisto e l’opzione ere geologiche, ci si ritrova con un chiletto di ferraglia cromata pronta per essere rovinata ad arte. Questa volta però gravità e fuoco non possono venirci in aiuto, perché il bagno galvanico ahinoi è proprio steso a proteggere il metallo con cui l’hardware degli strumenti è realizzato. Un procedimento che, oltre a salvare l’acciaio e il ferro dalla ruggine, appaga la vista brillando al sole come uno specchio. La passione per il luccichio che accomuna chitarristi, motociclisti e gazze ladre viene meno negli amanti del relic che anzi vedono il cromo come un acerrimo nemico da scartavetrare, brunire o quantomeno opacizzare.

Il metodo più gettonato per regalare cinquant'anni a un ponte è quello di utilizzare vapori tossici. Abbiamo pensato di fare un report fotografico del primo esperimento e mettere nero su bianco i risultati positivi o meno di quello che abbiamo realizzato ricavando, più che un tutorial su come fare, un tutorial su come non fare.

Il primo consiglio da seguire è quello di provare, prima che sul costosissimo ponte Wilkinson appena comprato, su qualcosa di meno prezioso, qualche vecchia meccanica cromata. Aprite quel benedetto cassetto pieno di chincaglieria, vi sarà sicuramente avanzata una mascherina cromata dall’ultimo modding.


Procuratevi poi dell’ammoniaca o dell’acido muriatico, o entrambi. Fatevi aiutare dalla vostra signora a cercarli sotto al lavello o in lavanderia, non avventuratevi là sotto da soli, potreste uscirne cambiati o non uscirne affatto. L’azione ossidante di questi due detergenti non avviene purtroppo per immersione, sarebbe troppo comodo, ci serviranno i vapori di queste due sostante, ma vi sconsigliamo caldamente di scaldarli sul fuoco, non vogliamo avere degli Accordiani sulla coscienza. Basterà costruirsi un reliker (che non potrete trovare già pronto a 69 euro e 90 centesimi in qualche televendita).
Le foto spiegheranno tutto meglio di mille parole. In sostanza bisogna fare in modo che le parti da invecchiare stiano sopra all’intruglio senza entrare in contatto con questo. Noi abbiamo risolto con una bacinella e una rete presta da uno speaker delle dimensioni guarda caso perfette per incastrarsi a metà altezza, insomma il meccanismo è molto semplice. Nel caso non abbiate fortuna con le dimensioni degli speaker dello stereo di casa, potrete fare un ripiano con del filo di ferro o una rete da giardino (nel caso prima comprate qualche DVD di Mc Gyver).


Prima di riempire il reliker di ammoniaca e acido in parti uguali, bisognerà dare una leggera passata di carta vetrata finissima alle parti che vorremo invecchiare. Questo procedimento renderà la superficie leggermente ruvida e il compito più facile ai vapori. Ora riempiamo con il nostro miscuglio la bacinella, posizioniamo l’hardware sull’alzatina. Per far sì che si sviluppi sufficiente vapore sarà necessario coprire con un vecchio coperchio il reliker e posizionare il tutto al sole. Andate pure a riposare ora e la mattina dopo saranno passati cinquant’anni.
La quantità di ossido varierà in funzione del tempo che lasceremo in sauna la ferraglia. Noi abbiamo optato per lasciare il tutto fermo per un paio di giorni. Visto che l’hardware su cui abbiamo eseguito il test non era di qualità eccelsa si è sviluppata un po’ di ruggine, la cosa però non deve spaventare.
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L’ultima fase, che completa l’opera consiste nello scartavetrare leggermente ancora una volta il metallo ossidato. Togliendo le grosse macchie di ossido infatti otterremo una superficie opaca, grigiastra con qualche chiazza qua e là che su una chitarra relic darà il tocco finale, diventando la classica ciliegina sulla torta.
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