VINTAGE VAULT SHG MUSIC SHOW PEOPLE STORE
Lacuna Coil - Cris Migliore e le chitarre vintage
Lacuna Coil - Cris Migliore e le chitarre vintage
di [user #16167] - pubblicato il

Abbiamo raggiunto Cris Migliore, ormai ex chitarrista dei Lacuna Coil per una piacevole chiacchierata riguardo la sua carriera e soprattutto Brocken Crown Halo, ultimo album dei Lacuna Coil per il quale si è occupato assieme a Maus di tutte le chitarre. L’idea di pensare questi due chitarristi imbracciare Strat e Les Paul d’epoca ci ha davvero stupiti, ma ecco il racconto dalle parole proprio di Cris.
Abbiamo raggiunto Cris Migliore, ormai ex chitarrista dei Lacuna Coil per una piacevole chiacchierata riguardo la sua carriera e soprattutto Brocken Crown Halo, ultimo album dei Lacuna Coil per il quale si è occupato assieme a Maus di tutte le chitarre. L’idea di pensare questi due chitarristi imbracciare Strat e Les Paul d’epoca ci ha davvero stupiti, ma ecco il racconto dalle parole proprio di Cris.

Denis Buratto:Hai deciso di lasciare la band, ma volevo sapere se e come continuerai in qualche modo a far parte dei Lacuna Coil
Cris Migliore: Ci siamo lasciati in ottimi rapporti, il motivo per cui ho lasciato è solo ed esclusivamente che non ce la faccio a stare via così tanto tempo, nell’arco di un anno stai via dai sei agli otto mesi e quindi ho deciso di fare una vita più tranquilla e regolata. Siamo rimasti in ottimi rapporti, la band la seguirò senz’altro, mi terrò aggiornato, non si esclude che in qualche modo si potrà ancora suonare assieme per qualche show. La band parte ora per un po’ di pre produzione e poi inizierà il tour, io invece mi trasferirò proprio in USA, per voltare pagina in tutti i sensi.

DB: Visto che sei stato uno degli artefici di questo nuovo album parlaci un po’ di come sono nati i brani.
CM: Siccome per noi l’anno scorso è stato abbastanza pieno, con tanti festival anche estivi non è stato facile. Cristiano e Marco però non erano con noi, per vari problemi. Quindi Marco che è poi il principale compositore ha scritto praticamente tutto lui, essendo a casa ha avuto modo di comporre tranquillo. Tornati dal tour americano anche io e Maus abbiamo scritto qualche pezzo che poi ci siamo scambiati. Quello che avviene sempre è che noi ci si scambia delle idee e poi si costruisce una canzone fatta e finita. Io magari ho mandato una parte oppure ne ho ricevuta un’altra su cui ho lavorato. Per esempio il primo brano, “Nothing Stands in Our Way” ne è un chiaro esempio. Per dire la parte principale di tastiera più il riff erano nati da un’idea che avevo mandato io a Marco, poi lui ha costruito strofa e ritornello e la canzone è nata così. È un modo diciamo democratico, chi ha più tempo e idee cerca di scrivere la maggior parte delle parti per poi arrivare iin qualche modo ad avere l’album completo.

DB: Poi avere un tappeto già pronto su cui lavorare è anche più facile probabilmente.
CM: Si, sicuramente. Marco poi è uno molto meticoloso, si mette lì e finché non ha una cosa perfetta non è contento. In realtà siamo un po’ tutti così. In anni di composizione abbiamo capito quali sono le cose che ci piacciono e funzionano, quindi magari ci sono degli esperimenti ma se non ti convincono li butti via. Ovvio è giusto sperimentare, ma bisogna che sia anche convincente. Shallow Life, il disco più sperimentale che abbiamo fatto conteneva delle canzoni che erano molto belle ma che magari nel nostro genere e per il nostro gruppo potevano essere un po’ azzardate. Era l’album in cui abbiamo deciso di sperimentare e ampliare il più possibile. Dark Adrenaline poi è stato un po’ il ritorno sulla vecchia strada, con delle canzoni che sappiamo che sapevamo avrebbero suonato bene, con tutti gli elementi che ci contraddistinguono e che ci piace suonare. Anche questo nuovo album infatti conterrà canzoni molto più uniformi tra loro, piuttosto che tante diverse una dall’altra.

DB: Scrivete mai tenendo conto dei gusti dei fan?
CM: Ma sai in realtà quando cerchi di accontentare tutti non accontenti nessuno, o fai dieci album tutti uguali oppure devi cambiare ogni tanto, se no ti ritrovi live a fare un paio d’ore di canzoni tutte simili e alla fine ti annoi e lo trasmetti. Quindi meglio tenere conto dei gusti dei fan ma senza essere condizionati dal piacerà o non piacerà. Abbiamo sempre deciso di andare dritti per la nostra strada e di fare cose che sappiamo ci piaceranno. Per fortuna fino ad ora anche i fan sembrano avere apprezzato.

DB: Certo perché trasmettere un’energia positiva quando si è sul palco poi rende tutto più facile!
CM: Esatto! Non devi far finta magari di suonare una canzone preso bene ma magari non era esattamente quello che volevi fare, perché alla fine la gente lo percepisce, vede che non è spontaneo e a quel punto tanto vale suonare cover. 

Lacuna Coil - Cris Migliore e le chitarre vintage

DB:Leggevo sul vostro sito che avete registrato in uno studio di Milano ricco di storia con strumentazione anche vecchia e sotto l’influenza e l’ispirazione di vecchi film horror, raccontaci qualcosa di più a riguardo.
CM: Siamo andati alle Officine Meccaniche, lo studio di Pagani, che ci ha messo a disposizione un sacco di strumenti vintage, si parla di Fender Jaguar, Gibson 335, Les Paul e Strat tutte vecchissime. Per la prima volta non abbiamo usato solo chitarre ESP e Schecter come al solito e i nostri strumenti Line6. Questa volta abbiamo sperimentato alla grande. Abbiamo si usato le nostre cose per alcune parti, ma poi abbiamo combinato altri strumenti a seconda del brano. Avevamo a disposizione una montagna di amplificatori e di casse con tanto di pedalini vintage, da roba tipo riverbero a nastro degli anni ’60 a pedali anni ’80 ’90. Infatti ci abbiamo messo un sacco di tempo, forse anche più di quello che avremmo dovuto. Ci abbiamo perso, in senso buono, un sacco di tempo. Il nostro produttore Jay Baumgartner, proprietario degli Energie Studios che si è portato dietro anche il suo assistente ci hanno spinto molto a sperimentare. Anche io mi sono divertito un sacco. Si arrivava lì la mattina e davanti a questo rack di chitarre si diceva “Cosa usiamo oggi? Mah proviamo questo!”, spesso con dei ronzii esagerati, soprattutto quando si è abituati alla pulizia chirurgica dei Line6. A volta in registrazione questi piccoli difetti si sentono ma rendono il tutto più analogico. In nessun modo siamo contro il digitale, anzi dal vivo continuiamo a usare la nostra strumentazione, però avere tutta questa varietà ha reso il disco molto più forte. Se lo paragoni a Dark Adrenaline che era molto più digitale e perfetto da questo punto di vista, questo è un po’ più acustico in qualche maniera, anche se ovviamente le canzoni son tutte fatte con chitarre elettriche e distorte come sempre.

DB: Avete lavorato molto sui suoni perché come affermate sempre sul sito dopo Dark Adrenaline l’asticella e l’aspettativa erano molto alti.
CM: Certo! Il fatto poi che Marco avesse molto tempo a disposizione mentre noi eravamo in tour ci ha aiutato molto, perché una volta tornati il disco era quasi pronto e quindi non abbiamo dovuto concentrarci sulla scrittura ma avevamo tutto il tempo per curare la sperimentazione sui suoni. La cosa tra l’altro ci ha fatto divertire un sacco, un’esperienza diversa. Una cosa così non l’avevamo quasi mai fatta, in studio registravamo, cambiavamo le parti in modo che suonassero meglio eccetera, invece questa volta l’unica cosa su cui dovevamo focalizzarci era solo ed esclusivamente il suono.

DB: L’esperimento più strano?
CM: Mah guarda veramente abbiamo usato talmente tante cose che non saprei citartene uno, abbiamo speso un sacco di tempo e fino a che non ci convinceva continuavamo a cambiare. Ovviamente non è che prima le facessimo a caso, siamo sempre stati puntigliosi in fatto di suoni, questa volta però la possibilità di usare così tanta roba ci ha galvanizzato. Sai con il Line6, che conosciamo a menadito era molto facile ormai. Lo accendi, sai già cosa cerchi e cosa fare per raggiungerlo. Addirittura Marco, quando compone a casa usa una Toneport sempre Line6 con la quale registra di tutto. Alcune parti addirittura per Dark Adrenaline sono finite nel disco finale, il suono era già perfetto così, non c’era bisogno di reamp o simili. Se hai l’effetto che ti piace non serve poi modificarlo. Ad esempio la parte di mandolino in “Trip The Darkness" è una parte che Marco ha realizzato a casa e poi l’abbiamo tenuta. In questo disco quello fatto a casa l’abbiamo tenuto come guida e abbiamo poi ri-registrato tutto. La sfida questa volta era riprodurre anche le cose più strane a livello di sound ideati dal nostro bassista con strumentazione che non conoscevamo ma con un sound da paura. Trovare questa combinazione si è rivelata una cosa non così facile, che ci ha portato via molto tempo, ma tempo speso bene. La cosa ancor più bella è che a volte il risultato non era identico all’originale ma magari ancora più bello.

DB: Ma vi siete posti per caso il problema di portare questo sound live?
CM: In realtà visto che dal vivo usiamo molte basi le parti più strane le mettiamo lì. Noi ci concentriamo sulle ritmiche, le cose più crude insomma. Avendo molti layer di registrazione riprodurli tutti live sarebbe pressoché impossibile e quindi tanto vale metterli nella basi, in modo da avere un tappeto sonoro potente su cui noi siamo più liberi di fare le ritmiche e gli assolo, tutto quello che serve che sia suonato.

DB: Altrimenti toccherebbe portarsi dietro una filarmonica elettrica!
CM: Si infatti, anziché sei dovremmo essere come gli Slipknot in nove

DB: Ma senza nessuno che suoni i bidoni però!
CM: Esatto, tutti con chitarre o tastiere! Noi vogliamo che chi viene a sentirci dal vivo comunque possa ascoltare una canzone completa e non una a cui mancano delle parti.

DB: Su Accordo abbiamo appena lanciato una nuova rubrica dedicata alle band emergenti, hai qualche consiglio da dare loro come membro di una band che è arrivato al top?
CM: Il consiglio è sempre quello, da anni dico sempre la stessa cosa. L’importante è credere in quello che stai facendo e questa è la pura verità. Se tu hai un prodotto che pensi che possa arrivare a buoni livelli, come siamo arrivati noi, la cosa che devi fare è continuare a migliorarlo e farlo diventare da una cosa grezza il classico diamante. I tempi ora sono cambiati, quando abbiamo iniziato si registrava il classico demo su nastro e mandavi la cassettina alle case discografiche sperando poi che ti chiamassero. Ora è tutto diverso, puoi registrare un demo tranquillamente anche a casa, con plug-in e schede audio puoi fare ottimi lavori. Ovviamente non parlo di produzioni milionarie che ormai non fa più nessuno, perché tanto non ci sono i soldi. Poi puoi mettere roba online con tantissime possibilità diverse, purtroppo il rovescio della medaglia è che rispetto a qualche anno fa quando solo i più appassionati si impegnavano per diffondere la loro musica adesso c’è molta più fuffa. Però se sei appassionato e ci credi devi battere il ferro e andare avanti. Ovviamente devi ascoltare i consigli senza andare dritto cocciutamente. Anche noi all’inizio facevamo canzoni con dieci riff, poi ti rendi conto che non va. Non dico di diventare per forza più commerciali, perché se fai del metal tecnico ovviamente puoi fare brani alla Opeth però ti vai a inserire in un certo mercato, che per forza di cose però ti porta a confrontarci con quei personaggi li, quindi o sei veramente bravissimo oppure non vai da nessuna parte. Riassumendo ci vuole passione ma anche sapere con chi ti vai in senso a buono scontrare. Cerca di capire perché chi è arrivato al top ce l’ha fatta e come soprattutto, cosa funziona bene e cosa no provando a imparare da quello che loro hanno fatto. Tante volte uno dice faccio quello che mi piace e basta, ma se vuoi arrivare a certi livelli non puoi fregartene di tutto quello che succede intorno a te. O fai il gruppo che suona in cantina a livello hobbistico per sempre, oppure devi per forza accettare certe linee guida che ti aiuteranno ad arrivare a quel livello.

DB: Se uno si vuole vendere deve fare qualcosa che la gente voglia comprare.
CM: Infatti, non puoi fregartene, devi renderti conto del mondo.

DB: Ti vedremo ancora in qualche progetto magari a tiratura nazionale?
CM: Ovviamente suonare resta e rimarrà sempre la mia occupazione principale. L’unica cosa che mi ha fatto lasciare il gruppo è l’enorme mole di tempo che devi dedicarci. Però insomma suonare è ancora una cosa che mi entusiasma e mi rende felice, il momento della giornata in cui mi sentivo più a mio agio, più realizzato era quando salivo sul palco. Esistesse il teletrasporto sarebbe il lavoro ideale e non lo mollerei per nulla al mondo. Siccome suonare resta la mia passione sarò legato alla musica sempre, qualcosa farò, ma non metterò su una band e non cercherò di tornare in tour, altrimenti sarei un pirla, come si dice a Milano, ad aver abbandonato i Lacuna Coil visto che era la mia band e mi piaceva un sacco suonare e se dovessi avere una band ancora lo farei con loro. Quindi per restare legato alla musica cercherò magari di darmi alla produzione o alla scrittura di brani per altri. Poi sai in America il mondo della musica è ben più vasto che qui in Italia, dove è un po’ considerato un lavoro di serie B o addirittura C, il classico “che lavoro fai?” “il musicista” “no ma di lavoro dico!”, quindi vedremo un po’ cosa succederà.

A noi non resta quindi che augurare un in bocca al lupo per questo cambio di vita a Cristiano “Pizza” Migliore e lasciarvi al primo singolo estratto da Brocken Crown Halo: Nothing Stands In Our Wat.  

cris migliore interviste lacuna coil
Mostra commenti     3
Altro da leggere
Phil X e l’accordatura “Bouzouki” che stravolge il tuo sound
Cornerstone con Jack Griffiths: "Il boutique è carattere, non componenti NOS"
Rosaire Riccobono: la versatilità è un investimento sulla passione per la musica
Pete Townshend e la sua prima chitarra “da metallaro”
Hammett: “la gente non ricorderà gli assolo” ma Angel Vivaldi non ci sta
Drigo, gli spippolatori e i pedali senza manopole
Articoli più letti
Seguici anche su:
Scrivono i lettori
Manuale di sopravvivenza digitale
Hotone Omni AC: quel plus per la chitarra acustica
Charvel Pro-Mod DK24 HSH 2PT CM Mahogany Natural
Pedaliere digitali con pedali analogici: perché no?!
Sonicake Matribox: non solo un giochino per chi inizia
Ambrosi-Amps: storia di un super-solid-state mai nato
Il sarcofago maledetto (e valvolare) di Dave Jones
Neural DSP Quad Cortex: troppo per quello che faccio?
Massa, sustain, tono e altri animali fantastici
Ho rifatto la Harley (Benton ST-57DG)




Licenza Creative Commons - Privacy - Accordo.it Srl - P.IVA 04265970964