di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 28 marzo 2014 ore 07:30
Abbiamo provato una chitarra nera come la notte, dalle caratteristiche da metallara di razza, di quelle che si potrebbe pensare abbiano già la distorsione incorporata. La PLX10EC però ci ha riservato interessanti sorprese.
Abbiamo provato una chitarra nera come la notte, dalle caratteristiche da metallara di razza, di quelle che si potrebbe pensare abbiano già la distorsione incorporata. La PLX10EC però ci ha riservato interessanti sorprese.
Una single cut verniciata completamente in nero opaco. Verniciata per giunta davvero bene. Un look total black, unici colori diversi quelli dei dot sul bordo della tastiera e del segnatasto al dodicesimo che non è altro che il logo scelto per la serie Parallaxe di cui la PXL10EC è degna rappresentante. Prima di addentrarci nelle sorprese sonore che questa chitarra ci ha riservato diamo uno sguardo alla dotazione tecnica. Singole cut si diceva, quindi Les Paul Style ma con ergonomia decisamente migliorata grazie ad ampi svasi sul retro del body che oltre a renderla più comoda ne alleggeriscono il peso. L’accesso al 24esimo tasto è garantito dall’attacco full access del manico in mogano sormontato da una nerissima tastiera in ebano. Capotasto in grafite e meccaniche decisamente all’altezza garantiscono una tenuta solida dell’accordatura, assieme al ponte fisso con corde passanti attraverso il body in mogano. Proseguendo nella scheda tecnica si arriva all’elettronica. Per una metallara di razza la scelta degli EMG 85/81 rappresenta una sorta di standard. Tre i potenziometri per la gestione dei suoni, due volumi e un tono in comune per entrmbi gli humbucker. Completa la dotazione di bordo il selettore a tre posizioni.
Quando estraiamo dalla custodia una chitarra dall’aspetto così truce siamo portati subito a pensare che le performance saranno sbilanciate a favore dei distorti, quasi che i clean fossero un effetto collaterale. Lo ammettiamo, un po’ questa idea l’avevamo anche noi prima di collegare la chitarra all’amplificatore. Prima di aprire il volume però due colpi di plettro ci mostrano già un body molto risonante, un buon segno che non ci aspettavamo a dire il vero. Sembra però che la qualità messa in campo dalla Washburn sia abbastanza elevata e quindi via col test!
Cominciamo con il pick up al manico. Nonostante gli EMG attivi abbiano potenza da vendere il clean che scaturisce dalla 2x12 ci fa ben sperare. Per nulla freddo, per niente compresso. Quando si ha a che fare con magneti del genere spesso ci si ritrova strumenti abbastanza incontrollabili a bassi livelli di gain, che tendono anzi a far sempre saturare il suono. Per vedere quanta dinamica riescono a gestire abbiamo provato ad attivare un fuzz per vedere se alleggerendo il tocco la risposta dello strumento fosse sufficiente a far tornare clean il suono. Come potrete giudicare voi dal video il test ha dato esito positivo, con nostra sorpresa.
Se i puliti sono buoni e credibili può darsi che i crunch seguano la stessa rotta. In fondo abbiamo tra le mani quella che in qualche modo ricorda una Les Paul sapientemente modernizzata a colpi di raspa. Suoniamo qualche riff senza plettro per vedere l’effetto che fa. Quando tra la chitarra e l’ampli si mette un overdrive ecco che la potenza dei pick up attivi comincia a farsi invadente. In effetti si fatica a tenere a bada il crunch che tenta sempre di trasformarsi in una distorsione convinta. La Parallaxe oggetto della prova in fondo è una chitarra da metal hard rock quindi questa cosa non ci stupisce, anzi vista la tipologia di strumento diventa un vero e proprio pregio!
Accendiamo quindi il distorsore più cattivo presente nella pedaliera di Michele Quaini, un Vemuram dal sapore molto Marshalloso ed ecco che la vera anima della PXL viene allo scoperto. Certo prima non ci era sembrata un angioletto, lo spirito da diavoletta lo aveva già lasciato intuire. In un attimo, prima ancora di raggiungere la metà corsa del gain il sound che si ottiene è cattivo, molto cattivo. Sustain a palate, fischi e armonici che partono alla bisogna, uno strumento quindi capace anche di strillare. Il manico scorrevole e i 24 tasti però richiamano come il miele per le mosche anche gli shredder più incalliti. Ecco quindi che grazie alla compressione degli EMG si può scendere un po’ col gain e aumentare la velocità delle plettrate senza che queste diventino un pastrocchio irriconoscibile.
In conclusione quindi la PXL10EC, della serie Parallaxe è una Washburn dall’aspetto da metallara di razza ma che sa mettere in campo una versatilità che non ci si aspetterebbe. Sarà merito dei materiali e della realizzazione però non ci si trova di fronte a una chitarra senza anima, in grado solo di interfacciarsi con amplificatori hi gain. Ovviamente se quella che si cerca è la chitarra versatile per antonomasia, in grado di accompagnarci con convinzione in ogni genere dal blues al pop all’heavy metal allora questa non è la scelta ottimale. Se invece si suona prevalentemente hard rock o metal ma non si disdegna qualche scappatella più bluesy ecco che la PXL provata oggi può essere lo strumento definitivo. Il prezzo si aggira sui 900 euro, una chitarra non certo economica o entry level, ma la qualità c’è e si sente.