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L'ascia magica: una storia di Fender e Gibson
L'ascia magica: una storia di Fender e Gibson
di [user #37312] - pubblicato il

Il mercato degli strumenti elettrici si è evoluto in maniera impressionante da quando Fender e Gibson si davano battaglia agli albori del rock. Eppure tutt'ora i due marchi esercitano un forte ascendente su molti musicisti. Ripercorriamo le tappe essenziali della chitarra elettrica per cercarne il motivo.
Il mercato degli strumenti elettrici si è evoluto in maniera impressionante da quando Fender e Gibson si davano battaglia agli albori del rock. Eppure tutt'ora i due marchi esercitano un forte ascendente su molti musicisti. Ripercorriamo le tappe essenziali della chitarra elettrica per cercarne il motivo.

"Che ascia mi consigli o Fabbro?"
"Una Gibson o una Fender... sono armi magiche con inciso un incantesimo potentissimo contro alcuni tipi di Draghi!"

L'avvento dell'ascia sui campi di battaglia
Agli inizi degli anni '50 del secolo scorso, Leo Fender produce la prima chitarra in catena di montaggio: è così semplice da esser banale (due legni, parti in metallo, calamite, cavo elettrico e qualche vite), ma è così efficace ed economica da divenire un successo di mercato. Gibson (che compra Epiphone nel '57), Grestch e Rickenbacker occupano il mercato degli strumenti di fascia alta, ma la competizione porta a innovazioni geniali e radicali come il magnete humbucker, il ponte Bigsby e il ponte Fender "Synchronized Tremolo" (che doveva chiamarsi "Vibrato", ma l'italiano lo masticavano male a Fullerton).
Negli anni '60 il rock sbarca in Inghilterra. La "swinging London" fa da vetrina a molte aziende europee: Burns, Danelectro, Domino, la nostra Eko, Hagstrom, Hofner, Teisco, Vox. Comunque se hai una Fender, Gibson, Grestch o Rickenbacker sei e rimani una star. In quegli anni - a parte i miglioramenti sugli strumenti americani - sono geniali e radicali soprattutto le innovazioni delle forme, dei colori e dei materiali.

L'ascia magica: una storia di Fender e Gibson

Negli anni '70 il rock diventa adulto e il mercato delle chitarre con lui: non basta la maestria nella produzione, ora c’è la distribuzione, il marketing e la pubblicità. Gretsch e Rickenbacker non reggono l'urto, Leo Fender vende al colosso della musica CBS e fa nascere G&L. Gibson cerca di tener testa a tutti. Nel frattempo i grandi artisti fanno la loro scelta: o Gibson o Fender (tranne Santana che passa a Yamaha e Brian May con la sua "asse del caminetto"). Le innovazioni sono tante dalle meccaniche ai circuiti di boost, ma geniali e radicali sono stati soprattutto gli artisti che hanno suonato quelle chitarre.

La produzione industriale delle asce
Negli anni '80 il mercato ha bisogno di chitarre che costano meno. E tutti puntano sul Giappone: le "Made in Japan" sono Fender, Epiphone, ma anche Charvel, Jackson, Kramer, Hamer, ESP, Dean e BC Rich. Emergono anche produttori giapponesi come Yamaha, Takamine e Ibanez, ma anche Tokai e gli altri che seguitano a "copiare" con grande qualità (come Burny, Orville ed Edwards). L'elettronica porta alcune innovazioni come la chitarra synth, i magneti attivi e i piezo. Ma veramente geniali e radicali sono stati il ponte Floyd Rose (che dà origine alla SuperStrat), l'Ovation e la Steinberger.

Negli anni '90, dopo il Giappone, Fender sbarca in Corea del Sud (e con lei Epiphone, ESP, Dean, BC Rich e i giapponesi Yamaha e Ibanez). Le innovazioni continuano soprattutto in America. Di geniale e radicale c'è un liutaio visionario che produce la mia chitarra preferita: la Parker Fly. Ditemi chi altro ha prodotto una vera chitarra, con legni risonanti, che pesa solo due chilogrammi.

Poi, nel 2000, dopo la Corea c'è rimasta... la Cina. Andava bene per Apple, ma non per Fender (ed Epiphone). Tuttavia gli altri che producevano in Corea ora si spostano silentemente in Cina. Le uniche innovazioni degne di nota riguardano le chitarre a sette corde e l'elaborazione computerizzata del suono della chitarra. Nel 2002 Line 6 produce la Variax che non suona affatto bene, ma - come tutte le innovazioni che hanno un fondamento di utilità - ha attecchito e si evolve innegabilmente. Geniale e radicale.

L'ascia magica: una storia di Fender e Gibson

Oggi ogni ascia va bene... o no?
L'Asia ormai sforna chitarre per tutti i gusti: dall'anonimo economico ai prodotti blasonati (come Yamaha, PRS, Ibanez). Le innovazioni vanno dai preamplificatori che miscelano ormai segnali analogici e digitali (piezo/MIDI) all'automazione delle meccaniche, ma geniale sono Manson (che elabora le sue chitarre per Bellamy dei Muse, con innovazioni che arrivano al "trapianto di Kaoss Pad") alle chitarre svedesi a otto corde dei Mehsuggah. Ma a questo punto la cosa più radicale è il fatto che si possa comprare una chitarra del tutto all'altezza degli standard medi del passato, assemblata in Asia con tecnologie europee e americane a prezzi impensabili una volta.

La MIA è un'ascia importante
E allora perché ci teniamo strette le nostre Fender e Gibson? A meno che siate fortunati possessori di un esemplare che risale a prima degli anni '70, avete nelle mani solo una chitarra di medio pregio con sopra un nome importante.
Irrazionalmente confrontiamo la nostra Stratocaster dell'83 con una Dean in vendita oggi a meno di 300 euro e ci sentiamo un gran bene. Però se confrontassimo una chitarra "vintage" dell'83 da 1500 Euro con una chitarra odierna "Made in Korea" da 1500 euro, non sono sicuro che la qualità sarebbe solo in una sola delle due.
Personalmente ho quattro chitarre "pregiate" da far vedere agli amici, ma nessuna di queste la farei vedere ad un esperto di chitarre vintage. I grandi professionisti utilizzano chitarre vintage introvabili o chitarre custom di alto livello. Il resto è roba che va al mercato, delle chitarre e non del pesce... ma sempre al mercato. Sul mercato del vintage aggiungo una una sola cosa: l'origine etimologica della parola "vintage" è l'italico "vendemmia" e in effetti - a vedere certe quotazioni proposte da alcuni e pagate da altri - viene da pensare che il vino c'entri qualcosa.

L'ascia magica: una storia di Fender e Gibson

Figliolo questa non è un'ascia qualsiasi, questa è... un'arma magica!
Se aggiungiamo un valore così alto al marchio è perché è un simbolo, un segno che trasmette un emozione. Magari per qualcuno è il ricordo del brivido provato la prima volta che ha ascoltato una Fender o una Gibson, per qualcun'altro più giovane è un'emozione passata attraverso le leggende di quelle ascie nelle mani di guerrieri mitici del blues o del rock. Comunque sia chi ha "il brivido" sa che senza quei nomi (che sono ormai simboli) un'ascia non è un'ascia magica: roba da Signore degli Anelli.
Oggi uno stuolo di guerrieri del blues e del rock mantiene questo mercato accatastando asce magiche (con "quel" nome impresso sopra) e solo questo oggi sostiene il mercato dei grandi marchi. Mentre la musica (e la rete) sostiene la vendita di chitarre di altri produttori che non hanno questo pedegree, ma che fanno modelli bellissimi. Sono solo asce diverse, costruite per draghi diversi: metal, indie, djent...

Ma se appare in paese un "blue dragon" o un "rock dragon", allora apro l'armadio e tiro fuori l'ascia giusta. Guardando quel simbolo magico sopra la paletta, emerge un ghigno sul mio volto: "Gente levatevi di mezzo, quel drago appartiene a me..."

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