Le caratteristiche tecniche in realtà finiscono qui. Il modello in prova non è infatti dotato di sistema di amplificazione, che invece si trova, sotto forma di un Fishman Isys nella versione con spalla mancante. Quello che possiamo ancora dire riguarda l’ergonomia di questo strumento. La prima impressione che si ha suonandola è che sia un po’ duretta, complici le corde non certo morbide. Questa caratteristica potrà sicuramente piacere agli strummer che amano pestare, ma può magari intimidire chitarristi elettrici che vogliono passare all’acustica anche solo per strimpellare in casa. Nulla comunque che non si possa migliorare montando corde più sottili di quelle di serie. Grazie alla cassa di dimensioni generose anche montando delle 0.11 il volume comunque pur diminuendo resta sufficiente per supportare le strimpellate in compagnia con 10 cantanti improvvisati che intonano il ritornello di Knockin’ On Heaven’s Door con risultati spesso deludenti. Il manico comunque risulta comodo, delle dimensioni giuste ad accogliere la mano senza affaticarla ne apparire come una mazza da baseball.

Ora davvero non resta che passare all’ascolto. Come ci si aspetterebbe da una dreadnought il suono della Sigma DM ST è corposo e carico di basse. Certo, si percepisce che quella che abbiamo tra le mani non è una Martin da 2000 euro, ma pure essendo una chitarra da 250 euro il timbro equilibrato su tutto lo spettro delle frequenze e soprattutto la non eccessiva metallicità dei cantini rende questo strumento decisamente apprezzabile, con un rapporto qualità prezzo interessante.