Line 6 AMPLIFi 150: un mobiletto che suona di brutto
di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 23 maggio 2014 ore 11:00
Abbiamo pensato, prima di una prova approfondita e completa, di fare una piccola panoramica su quello che è l’Amplifi, presentato da Line6 allo scorso Namm. Una piccola prova senza fare altro che tirarlo fuori dall’imballo, pluggursi e suonare.
Abbiamo pensato, prima di una prova approfondita e completa, di fare una piccola panoramica su quello che è l’Amplifi, presentato da Line6 allo scorso Namm. Una piccola prova senza fare altro che tirarlo fuori dall’imballo, pluggursi e suonare.
Un’estetica davvero azzeccata e riuscitissima racchiude al suo interno un amplificatore a transistor studiato per rendere al meglio in ogni situazione. Soffermandosi un attimo sull’aspetto esteriore non possiamo che fare i complimenti a Line6 per essere riuscita a mettere insieme una livrea quasi vintage con dettagli moderni e hi-tech.
Prima di dedicarci all’elettronica però è bene dire che sotto alla griglia che crea tutto lo chassis si nascondono non uno ma bensì cinque coni differenti. In centro troviamo un dodici pollici Celestion, ai suoi lati, in alto, troviamo due coni per parte, montati uno sopra l’altro, dedicati ai medi e agli alti. Questo sistema è definito full range, permette, almeno sulla carta di riprodurre a qualsiasi volume lo stesso sound. Come recita il sito, gli amplificatori valvolari solitamente suonano bene solo con un certo setting e solo ad un certo volume, solitamente molto alto. Questo ovviamente non è del tutto vero, ma è interessante la possibilità di poter avere sia a bassi che ad alti volumi la stessa risposta in frequenze, vedremo poi se alle caratteristiche su carta corrisponderà un vero punto di forza.
Sopra all’Amplifi, incastonati in una vaschetta troviamo i controlli che permettono di utilizzare e modificare i soli quattro preset salvabili on-board (se non si usa la app altrimenti le possibilità sono ben più vaste). Da sinistra troviamo l’input jack, drive, alti medi bassi, FX (l’effetto selezionato nel preset) e riverbero. Sulla destra un grosso manopolone riporta la scritta Master Volume. Questa però non regola solo l’output dello strumento ma permette, premendola, di aggiustare anche il volume della musica trasmessa in streaming. Ecco, a proposito, l’elegante Amplifi è anche un ottimo stereo per riprodurre musica, o meglio, riprodurre una backing track su cui suonare. Un modo rapido e indolore per esercitarsi con praticità. La musica può essere trasmessa via bluetooth, tramite mac pc oppure smartphone e tablet. Sul top restano da citare il pulsante di attivazione del bluetooth, quello per la selezione dei 4 preset onboard e il tap tempo. Quando si collega l’Amplifi alla app dedicata, disponibile solo per iOS al momento, tutte queste manopole perdono la loro funzione e tutto viene controllato direttamente dal touch screen. Sul retro tutte le connessioni utili, ingresso AUX, uscita cuffie, presa per collegare la pedaliera Line6 che permette di gestire più preset di quelli on-board e porta USB.
Abbiamo pensato potesse essere interessante vedere come suona l’Amplifi tirato fuori direttamente dalla scatola, senza spippolare troppo, se non sul volume d’uscita per evitare di frantumarci le orecchie e i microfoni dello Zoom H4. Un rhythm, un lead, un clean e un suono ambient con delay devastante. Questi quattro sono un buon punto di partenza, soprattutto per famigliarizzare con il sound, la dinamica e le potenzialità di questo amplificatore. In attesa di provare più approfonditamente tutte le possibilità offerte dalla rete, tipologie di amplificatori ed effetti a non finire, proviamo a tirare fuori il meglio di questo transistor da 150 watt. La prima impressione è che gli effetti siano davvero ben realizzati, ma sui sound di base bisogna lavorare un po’ per tirare fuori un po’ più di naturalezza, un po’ di valvolarità, passateci il termine. Con la miriade di preset già disponibili sul sito Line6 non dubitiamo che ci siano sicuramente di che divertirsi. Il suono lead cattivo e aggressivo è interessante, anche l’american clean ha una pasta corposa e una dinamica invitante. Il sound rhythm non ci soddisfa appieno, ma già intervenendo sull’eq la situazione migliora decisamente. Divertente infine il preset ambient, di cui The Edge andrebbe fiero.