di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 22 agosto 2014 ore 10:00
Un fuzz ibrido il Love Buzz. Love come l’amore che quelli di Mastro Valvola hanno messo nel progettare un fuzz che possieda i pregi sia dei circuiti al germanio che di quelli al silicio. Lo abbiamo collegato tra Quaini e un amplificatore ed ecco cosa è venuto fuori.
Un fuzz ibrido il Love Buzz. Love come l’amore che quelli di Mastro Valvola hanno messo nel progettare un fuzz che possieda i pregi sia dei circuiti al germanio che di quelli al silicio. Lo abbiamo collegato tra Quaini e un amplificatore ed ecco cosa è venuto fuori.
Se il mercato dei distorsori è affollato quello dei fuzz non è certo da meno. Ritagliarsi uno spazio nella marea di cloni più o meno sputati di Tonebender, Muff e Fuzz Face non è certo facile. Un buon modo è sicuramente quello di progettare un fuzz che sia letteralmente ibrido.
In commercio si trovano svariate tipologie di fuzz, da quelli più leggeri a quelli più synth, ma in generale li si può dividere in due grandi categorie: fuzz al silicio e fuzz al germanio. Per chi non lo sapesse silicio e germanio sono i due materiali base con cui sono costruiti i transistor che popolano le nostre amate scatolette colorate. Il germanio è stato man mano sostituito come semiconduttore in favore del silicio più stabile, ma sopravvive contento all’interno di molti fuzz e boost proprio per le sue caratteristiche sonore.
A proposito di caratteristiche sonore torniamo a bomba dal Love Buzz che avevamo lasciato abbandonato sopra il Divided #13 di Michele. In uno scatolotto leggermente oversize di metallo cromato alloggia il circuito ibrido germanio/silicio di questo fuzz realizzato da Mastro Valvola. Tre manopole a disposizione, gain tono e volume, quì chiamati fuzz, filter e volume. Uno switch a tre posizioni permette poi di selezionare le tre diverse modalità o meglio fuzzosità. Nella posizione n°1 si ha un suono poco sbavato, più equilibrato, asciutto e meno ricco di frequenze basse rispetto alle altre posizioni, nella tre invece il sound si fa sgranato, più fuzzoso, aggressivo e ricco di basse frequenze. La posizione due invece è intermedia tra le altre. Leggendo la descrizione fornitaci direttamente dal costruttore l’obbiettivo del circuito ibrido del Love Buzz è quello di mettere in uno stesso scatolotto i pregi dei transistor al germanio e di quelli al silicio, cercando ovviamente di portarsi il meno possibile i loro difetti. Il target era quello di poter tirare fuori una pasta dinamica e definita come quella dei fuzz al germanio portandosi dietro la grinta e la potenza del silicio, compreso il suo sustain.
Accendiamo Michele allora e vediamo come il Love Buzz risponde al tocco, al clima e se rispetta quanto scritto nella descrizione ufficiale. Cominciamo dalla modalità intermedia, quella che in teoria dovrebbe mettere più in luce le caratteristiche ibride del Love Buzz. In effetti, con un gain moderato sembra di aver messo tra chitarra e ampli un distorsore particolarmente sgranato. Le basse sono presenti, ma non sono per nulla impastate. Questa è una caratteristica che, se continuerà a manifestarsi anche a gain elevati, potrebbe far la differenza con molti altri pedali. Solitamente uno dei motivi che fan desistere i chitarristi dall’uso dei fuzz è proprio l’eccessivo impastarsi delle basse. Anche con gain smodati si finisce per sparire nel mix. Certo, in realtà vista con l’occhio degli amanti dei fuzz, questa diventa una peculiarità indispensabile. Continuiamo a salire con il gain, apriamo un po’ i toni. Il volume è davvero tanto, siamo a metà corsa col gain e spontaneamente ci viene da abbassare il volume quasi a voler salvaguardare le nostre orecchie e l’intonaco. Il carattere fuzzoso diventa più evidente. Se prima avevamo qualche dubbio ora siamo sicuri che la B di Buzz in realtà è una F. Le note cominciano a sgranarsi e le onde si squadrano che è un piacere. Le basse, chiamate a testimoniare sulla bontà del fuzz risultano ancora una volta belle chiare e intellegibili.Abbiamo ancora metà corsa di gain e due modalità da esplorare, ma al momento siamo soddisfatti. Portando il guadagno verso il fine corsa il suono diventa molto fuzzoso. Le basse cominciano lievemente a confondersi, ma veramente poco. La potenza che si avverte è tanta. La pasta resta chiara, e come potrete ascoltare nel video anche la dinamica è sempre presente. Basta infatti alleggerire il tocco e il suono si ripulisce con decisione. Certo non da settaggi esagerati di gain, però fino oltre la metà non è difficile tornare ad un clean leggermente sporco.
Diamo un veloce sguardo alle due modalità aggiuntive. Attivando la numero uno come spiegato all’inizio, si svuota con decisione di basse il nostro suono. Il risultato è quello di avere un sound più tagliente, ma comunque morbido e asciutto. La tre invece trasforma il Love Buzz in un vero fuzz old school. Sgranato, a tratti intubato, e più che carico di basse. Ammettiamo che la modalità intermedia è quella che ci ha soddisfatto maggiormente.
In definitiva il Love Buzz, che porta il nome del primo singolo dei Nirvana, non sappiamo se più o meno volutamente, ci è piaciuto. Il sound ibrido, più distorsore e meno fuzz potrebbe fars storcere il naso ai puristi del Tone Bender ma sicuramente può risultare una risorsa per chi in pedaliera vuole avere un pedale un tutto fare. Il Love Buzz è in grado di diventare un fido compagno per gii accompagnamenti ma anche una lama affetta timpani se richiesto. Il prezzo di 175 euro ci sembra adeguato, considerato che abbiamo tra le mani un pedale made in Italy e praticamente boutique in grado di competere con la maggior parte dei grandi nomi oltremanica oltre oceano.