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Legni esotici, hollow ed esafonici: li spiega liuteria Nardiello
Legni esotici, hollow ed esafonici: li spiega liuteria Nardiello
di [user #116] - pubblicato il

Edoardo Nardiello, giovane titolare della liuteria omonima, sarà presente a SHG Milano 2014 con i suoi strumenti interamente fatti a mano su progetti e legni del tutto singolari. Abbiamo approfittato della sua esperienza per sbirciare i segreti dietro essenze esotiche e tecniche costruttive.
Edoardo Nardiello, giovane titolare della liuteria omonima, sarà presente a SHG Milano 2014 con i suoi strumenti interamente fatti a mano su progetti e legni del tutto singolari. Abbiamo approfittato della sua esperienza per sbirciare i segreti dietro essenze esotiche e tecniche costruttive.

Nel suo laboratorio di Novate Milanese, Edoardo Nardiello disegna e costruisce da zero strumenti classici e moderni, trovando nella selezione dei materiali e nella ricerca di progetti meno convenzionali una delle sue connotazioni. Il promettente e giovane liutaio non disdegna la tradizione e, quando il prossimo 9 novembre sarà al Quark Hotel per SHG Milano 2014, al suo stand sarà possibile vedere anche chitarre legati a nomi ben consolidati del panorama elettrico. Attualmente, Edoardo sta lavorando a delle rivisitazioni di modelli Stratocaster e Telecaster con la Elanus e la Rhodogaster.
La prima condivide buona parte dei materiali con la tradizione, ma aggiunge un manico in cinque pezzi con intarsi in padouk, finitura natural a olio, ponte fisso e due humbucker I-Spira.
La seconda stravolge il progetto Telecaster e adotta dell'imbuia per il body, manico in amaranto misto a padouk, tastiera in palissandro santos, pickup I-Spira, finitura a olio satinata, battipenna e binding in acero.
Per entrambe, la scelta è di far risaltare al massimo i legni, accantonando verniciature estreme o vistose.

A queste si affianca un progetto del tutto inedito: una chitarra semi-solid con camere tonali, con sette corde e pickup esafonico. La chitarra, ancora in via di completamento, ci ha incuriosito e abbiamo voluto approfondirne la conoscenza con Edoardo, in attesa di vederla completa a SHG. Abbiamo approfittato dell'occasione per entrare anche nel merito di scelte costruttive come i manici in più pezzi, le camere tonali e le sellette esafoniche.

Ultimo, ma non ultimo: Edoardo ha preparato anche una serie di portaoggetti in legno con le forme delle sue chitarre… piccole chicche per chi vorrà acquistare un souvenir dello show!

Legni esotici, hollow ed esafonici: li spiega liuteria Nardiello

Ho sempre associato padouk e wenge a mobili e parquet. Come suonano, su una chitarra, questi legni e per quali aspetti li hai preferiti alle essenze più tradizionali?
Il padouk ha un peso specifico simile a quello dell'acero e lo adopero per le strisce dei manici, perché ha una buona stabilità senza contare la valenza estetica, essendo un legno che risalta su qualsiasi essenza. Il wenge invece ha un peso specifico maggiore e quindi enfatizza le alte frequenze. L'ho scelto come top per questo strumento poiché gli altri legni enfatizzano di più le frequenze basse e volevo donare comunque un po' di brillantezza alla chitarra. Anche questo è sicuramente molto bello ma difficile da lavorare, perché è un legno molto duro e fatto da una parte più molle e una più dura, e quindi scheggia tantissimo durante la lavorazione! Una volta finito, però, risulta molto liscio.

Dal punto di vista del suono e della stabilità, cosa implica l'uso di un manico in più strati di legni diversi?
Per quanto riguarda la sonorità, sicuramente il legno che influisce di più è quello presente in maggiore quantità mentre le strisce in padouk, essendo di soli 4mm, danno un apporto davvero minimo al suono, perché l'essenza prinicipale è quella che conta maggiormente. Potrebbe dare un pochino di colore su manici fatti in legni con caratteristiche sonore molto diverse dalla sua, ma bisognerebbe effettuare dei test per  vedere bene quanto effettivamente incide, ma credo proprio che sia una cosa minima.
Per quanto riguarda la stabilità, invece, è molto utile fare dei manici di almeno tre pezzi, perché la parte centrale viene posizionata con le venature opposte, in modo che se il manico tende a muoversi, le tre parti vanno a compensarsi tra loro (essendo il movimento della parte centrale opposta). Io ho scelto di sperimentare su questa serie un cinque-pezzi perché aggiungo due strisce da 4mm in padouk. Sopratutto su legni più suscettibili al movimento come per esempio il mogano, questa scelta torna utile perché rende tutto il manico più stabile. Inoltre, in aggiunta al truss rod doppia azione, ho inserito due barre in grafite all'interno del manico. In questo modo posso fare degli shape molto sottili mantenendo una buona rigidità e con il vantaggio che lo strumento avrà bisogno di poche regolazioni nel tempo. Questo implica che la tastiera debba essere molto precisa.

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C'è chi parla di camere tonali e chi di fori di alleggerimento, a volte considerando i termini intercambiabili. Cosa cambia effettivamente tra i due?
I fori di alleggerimento si usano su chitarre pesanti come la Les Paul, per esempio, per rendere appunto più leggero lo strumento. Sono delle fresature rotonde distanziate tra loro che hanno questo come unico scopo. La camera tonale ha invece un'altra funzione, e infatti la troviamo su modelli come la Telecaster Thinline. L'idea di questi strumenti è quella di avere un volume d'aria al posto del legno. Mi spiego, con la vibrazione di un corpo pieno non abbiamo cose di questo genere, mentre in uno strumento come una Gibson 335, suonando facciamo vibrare non solo il legno ma anche tutta l'aria contenuta nella cassa. Nei modelli solidi con camera tonale è questo l'effetto che si vuole ottenere. Questo, a livello di suono, ci avvicina appunto a delle semi-hollow tipo 335, con quindi un suono più jazz. Avendo avuto poche semi-hollow per le mani mi diventa difficile descrivere cosa cambia come frequenze nello strumento, ma conto di lavorarci anche per interesse personale e per poter consigliare meglio ai clienti quando sarebbe più opportuno lavorare in questo modo. Ovviamente un vantaggio secondario della camera tonale è anche il peso, che è molto ridotto.

L'esafonico fa gola a molti, ma pochi osano provarne uno per paura di incorrere in problemi di note incerte e male interpretate dal pickup. Dal punto di vista del setup e della costruzione, che consigli daresti per ottimizzare l'uso di un pickup esafonico su chitarra?
Facendo un passo indietro, io mi sono accostato a questo mondo perché mi appassiona molto il modo di suonare di Pat Metheny. Questo strumento, oltre che un modello particolare da esposizione, l'ho pensato sulle mie esigenze per poter appunto suonare jazz/fusion. Proprio per questo mi sono documentato a riguardo e ho visto che il maggiore difetto dell'esafonico è appunto quello di non essere "continuo", perché essendo un pickup fatto come i classici pickup da elettrica, ogni polo prende anche il segnale delle altre corde. Per ovviare a questo problema ho trovato le sellette Graphtech, che funzionano esattamente come quelle per il piezo. Ogni selletta prende il segnale in fondo alla corda, non avendo quindi le vibrazioni delle altre a disturbare. Questo dovrebbe rendere il sistema molto preciso (condizionale perché a oggi devo ancora finire e provare lo strumento). Il sistema comunque è un Ghost, che funziona separatamente dall'elettronica "tradizionale" che invece è composta da due I-Spira custom, tono e volume master e un rotary switch a cui voglio assegnare, oltre alle tre posizioni degli humbucker, anche il collegamento in parallelo di ognuno dei due (alle posizioni più esterne).
Detto questo, purtroppo io ancora non dispongo della strumentazione per usare l'esafonico, però se qualche visitatore la avesse e fosse curioso, è ovviamente invitato a portare la sua per provare lo strumento! L'elettronica tradizionale si potrà invece provare senza problemi, anzi, i pareri sono sempre benaccetti!

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