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Verniciatura per dilettanti: le aniline
Verniciatura per dilettanti: le aniline
di [user #5004] - pubblicato il

Verniciare una chitarra con tecniche professionali richiede competenze e spazi adeguati, ma ottimi risultati sono ottenibili anche in casa, con poca spesa e un po' di pratica. L'anilina è un buon punto da cui iniziare.
Verniciare una chitarra con tecniche professionali richiede competenze e spazi adeguati, ma ottimi risultati sono ottenibili anche in casa, con poca spesa e un po' di pratica. L'anilina è un buon punto da cui iniziare.
 
Non sono un esperto di verniciatura, eppure ho finito un certo numero di chitarre con risultati via via migliori nel tempo. Negli anni ho cercato di apprendere su internet, come immagino molti di quelli che si sono avventurati nel mondo della verniciatura fai-da-te, le informazioni necessarie per ottenere gli effetti sperati. Tuttavia mi sono spesso imbattuto in pagine farcite di un gergo troppo distante da quello utilizzato da noi chitarristi, in un groviglio di informazioni che, anche lessicalmente, sono più vicine al mondo della falegnameria in senso stretto che non a quello della liuteria. Oppure, al contrario, in tutorial troppo avanzati che presuppongono l’utilizzo di tecniche, strumenti e spazi di cui spesso non si dispone.

Dopo vari tentativi, comunque devo dire non malvagi, ho appena ultimato la verniciatura di una chitarra che mi ha pienamente soddisfatto. Anche in precedenza ho raggiunto buoni risultati, ma stavolta, per la prima volta, ho realizzato effettivamente quello che avevo in mente, senza vedermi costretto a modificare in corsa il progetto per rimediare a errori. Il risultato che ho ottenuto non è - neanche stavolta - perfetto, ma sono convinto che gli errori che ho commesso (peraltro obiettivamente poco significativi) sono stati "di mano" e non "di metodo". Per questi motivi ho deciso di condividere una piccola guida alla verniciatura, orientata al senso pratico e all’ottimizzazione dei risultati ottenibili da chi come me ha poca esperienza in materia, poco tempo, spazi di lavoro domestici (nel senso che verniciare a spruzzo nel salotto di casa potrebbe risultare inopportuno) e nessun particolare strumento a disposizione. Ci tengo a ribadire il senso di questo disclaimer: l’obiettivo di questa guida non è quello di descrivere il procedimento per ottenere un risultato hi gloss mozzafiato e impeccabile e di sicuro non sarà utile a chi ha già esperienza in materia. Ma per gli altri può essere un supporto pragmatico per ottenere un buon risultato estetico, con un procedimento relativamente veloce e che limiti al massimo la possibilità di commettere errori irrecuperabili.
 
Verniciatura per dilettanti: le aniline

Innanzi tutto, perché uno dovrebbe verniciarsi da solo una chitarra? Beh, la domanda è lecita.
A parte i casi in cui uno strumento venga sverniciato e riverniciato, dal mio punto di vista l’interesse per la verniciatura proviene dalla mia propensione all’assemblaggio di strumenti. Oggi si trovano corpi e manici, anche di ottima fattura o addirittura realizzati su ordinazione da bravi artigiani, italiani e non, a prezzi anche molto accessibili. Personalmente, avendo le idee chiare sul tipo di suoni e strumenti che cerco, e siccome tali caratteristiche dipendono anche da pickup, hardware ed elettronica abitualmente non montati su chitarre di serie, trovo conveniente - oltre che divertente - assemblare da solo alcuni strumenti.
Per lo più mi sono rivolto ad artigiani, italiani e non, per avere corpi e manici realizzati appositamente, anche con alcuni accorgimenti specifici atti a ospitare combinazioni di hardware ed elettronica che semplicemente non sarei riuscito a ottenere anche modificando chitarre industriali (tanto per fare un esempio, una Telecaster semihollw senza center block, con un sound post massiccio solo sotto il ponte, scassi per humbucker con ponte tipo Savalas, spessore maggiorato tipo Les Paul e doppie buche a effe).
In effetti il prezzo della sola lavorazione del legno è spesso molto conveniente (specie se si cerca un po' su internet): anche qui bisogna avere senso pratico e idee chiare. Ma se si riesce ad adattare il proprio progetto in modo che non risulti totalmente fuori standard, fornendo le misure esatte e senza pretendere l’impossibile (prevedendo e prevenendo quindi le difficoltà che possono incorrere nella lavorazione), spesso si riescono a stracciare ottimi prezzi (anche sotto i 300 euro per body e manico).
I giochi cambiano se si comincia a parlare anche di verniciatura: in tal caso i prezzi raddoppiano e in alcuni casi si va anche oltre. Questo è il motivo per cui mi sono avvicinato al mondo della verniciatura: avere un combo body e manico a 300 euro o meno è conveniente, spenderne 600-700-800 per lo stesso prodotto verniciato, personalmente, non mi interessa.

Ma veniamo a noi. Come dicevo in partenza, la prima regola è non pretendere l’impossibile. Se non abbiamo mezzi ed esperienza, dobbiamo giocarci bene le carte che abbiamo a disposizione, ma questo implica anche una limitazione delle finiture effettivamente realizzabili.
Innanzitutto è bene fare una distinzione terminologica, su cui spesso ho avuto dubbi leggendo tutorial in rete. Un conto è tingere il legno e un conto è verniciarlo: tingere significa solo colorare, ma non anche coprire o proteggere. La protezione del legno è invece propria della fase di verniciatura. Ciò significa quindi che se vogliamo tingere e verniciare dovremmo utilizzare probabilmente due prodotti diversi, uno sopra l’altro: è bene che questi due prodotti siano diluiti in sostanze diverse, altrimenti il secondo mangerà il primo.

Ragionando in modo pragmatico, le finiture più semplici da realizzare sono quelle trasparenti da applicare a tampone/pennello: è ovvio che una tinteggiatura e una verniciatura coprenti richiederanno ben più esperienza e mezzi. Tuttavia, ciò significa anche fare i conti con il legno che andiamo a tingere: voglio dire, con tinteggiature trasparenti è difficile ottenere un giallino chiaro sopra al palissandro, non so se mi spiego.
Insomma il colore del legno che c’è sotto influenzerà anche la tinta (trasparente) che ci diamo sopra. Per esempio sul mogano prendono bene i rossi, addirittura gli arancioni se il mogano è chiaro, e le varie sfumature di marrone, ma difficilmente otterremo un bel blu. In generale, più chiaro è il legno che andiamo a tingere, più è facile raggiungere il risultato di colore desiderato (e più ampia è la palette di colori a nostra disposizione).

Attenzione massima a body costruiti in due o più pezzi dello stesso legno: se la tavola di origine non è la stessa, i pezzi di legno possono avere sfumature un po diverse (pur avendo la stessa natura) e il risultato della tinta può risultare ad Arlecchino. Anche il tipo di taglio del legno, e quindi la grana, può influire: il colore può essere assorbito diversamente sul fronte della tavola (il top per intenderci) e sui bordi. Nel caso di bordi piuttosto spessi e non sagomati (tipo Telecaster per intenderci), una finitura sunburst può ovviare a tale inconveniente.
 
Verniciatura per dilettanti: le aniline

Il modo più semplice per tingere il legno, almeno fra quelli da me provati, sono le aniline.
Le aniline sono delle polverine che si comprano nei negozi di vernici, da sciogliere in acqua o alcool (cioè, ci sono quelle da acqua e quelle da alcool).
Sconsiglio vivamente quelle ad alcool: il loro veloce assorbimento le rende molto più difficili da stendere. Inoltre, essendo appunto diluite in alcool, non permettono la successiva finitura con vernici a base alcoolica (gommalacca, per esempio).
Il bello delle aniline è che sono miscelabili fra loro, ottenendo quindi una vastissima varietà di colori e sfumature. Inoltre sono sovrapponibili e miscelabili anche direttamente sul pezzo di legno che stiamo tingendo, per esempio per realizzare finiture sunburst o per creare effetti "tridimensionali" su top figurati (sovrapponendo due mani di tinta, una più scura sotto che enfatizza le venature e che va quasi totalmente raschiata con la carta abrasiva e una più chiara sopra).

Prima di cominciare a tingere con le aniline è necessario che il body sia ben levigato. Dato che le aniline si sciolgono in acqua e che il legno a contatto con l’acqua "alza il pelo" (ovvero torna ruvido in superficie), prima di procedere alla tinteggiatura vera e propria è necessario passare il body con una pezzuola umida (che non significa annaffiarlo con la canna dell’acqua, ma solo inumidirlo un po') e, una volta alzatosi il pelo e asciugatosi il legno, procedere a carteggiare. Per questa fase di carteggiatura io uso di base la carta abrasiva prima 400 e poi 1000, in modo da lisciare bene la superficie senza graffiarla. Questa fase è fondamentale: se restano delle ruvidità sulla superficie, la tinta potrebbe attaccarsi in modo irregolare. Dopo questa fase è necessario pulire dal body tutti i residui di polvere della carteggiatura. Dato che il legno ha una sua naturale porosità, un po' di polvere si sarà annidata anche dentro i pori: strofinando con energia, con una pezzetta di cotone o lino avvolta direttamente intorno alle dita (l’importante è che non lasci sul legno residui lanuginosi) verrà via anche la polvere rimasta intrappolata.

A questo punto possiamo passare a tingere il legno. Le aniline si sciolgono in acqua calda (non bollente) in modo pressoché istantaneo. Una bustina può essere diluita in 200 ml di acqua (un classico bicchiere di carta insomma).
Versate la polvere nell’acqua, aggiungete un tappo scarso di ammoniaca (quella che si usa in casa, la comprate in tutti i supermercati e non preoccupatevi se contiene una minima parte di aroma profumato) e mescolate con un cucchiaino. È importante precisare che le aniline sono tossiche (come qualsiasi altro prodotto che si usa per tingere) ed è stata comprovata anche la loro cancerogenicità: usate i guanti, evitate il contatto con la pelle e ovviamente con gli occhi, non respiratele (specie le polveri), non usate recipienti che poi pensate di reimpiegare (bicchieri di casa, cucchiaini, ecc.). Insomma, anche se non stiamo di certo parlando di uranio impoverito (specie se le maneggiamo una volta all’anno), usate la testa e la normale ragionevolezza che si deve usare quando si tratta con prodotti chimici. Posso garantirvi che non è difficile utilizzarle senza spandere nemmeno una goccia e senza sporcarsi la pelle in nessun modo, ma la testa bisogna sempre usarla (e questo vale anche per tanti prodotti che abbiamo comunemente in casa, avendo un ulteriore occhio di riguardo se per casa ci girano anche amici a quattro zampe).

Come già detto, le aniline possono essere mischiate (anche già allo stato liquido), sovrapposte (da asciutte) direttamente sul body e sfumate (sempre sul body) strisciandole con un tampone bagnato.
Per verniciare il body, personalmente preferisco il tampone, anche se è utilizzabile anche il pennello (a patto che non vogliamo realizzare un sunburst, caso in cui la maneggevolezza del tampone torna utile).
 
Verniciatura per dilettanti: le aniline

Il tampone si prepara molto semplicemente mettendo del cotone (meglio un dischetto struccante) dentro a un quadratino di lino o cotone non spesso (l’importante è che assolutamente non perda lanugine e pelucchi), chiuso a sacchetto intorno al cotone stesso. Intingiamo il cotone nel bicchiere con l’anilina sciolta, avvolgiamolo, strizziamolo in modo che non goccioli e via.
Puntualizzo che il grado di umidità ideale del tampone è quello che permette uno scorrimento semplice dello stesso, senza però che il liquido coli sui bordi, cosa che potrebbe portare a delle antiestetiche strisce di colore. Quindi, in ogni caso, niente tamponi gocciolanti.
A ogni passata di una singola faccia del body sarà necessario intingere nuovamente il cotone nel bicchiere (e magari anche il sacchetto esterno). Quanto più liquido lasciamo che il legno beva, tanto più il colore sarà carico: per avere un risultato uniforme, è necessario passare il tampone in modo che per ogni mano venga coperta l’intera superficie da tingere, evitando di passare due volte nello stesso punto durante la stessa mano di tinteggiatura ed evitando al contempo di lasciare spazi non tinti.
Due o tre mani per ogni facciata sono sufficienti con una diluizione come quella sopra esposta. Vedete voi anche in base a quanto carico volete che sia il colore (peraltro dipende anche da colore a colore). Fra una mano e l’altra aspettate qualche minuto, in modo che il liquido sia assorbito dal legno e anche per poter valutare l’effettiva colorazione che stiamo dando.

Tenete conto che l’anilina ad acqua viene assorbita dal legno e non crea strato, quindi la superficie del legno non presenterà irregolarità date da spennellate maldestre. La cosa che conta è quella di evitare di depositare più liquido su alcune zone e meno su altre, perché altrimenti ci ritroveremo con una tinteggiatura pezzata. Disperdere il colore uniformemente con movimenti circolari per me ha funzionato bene.

A questo punto sorge un problema: abbiamo appena finito di tinteggiare il top, che sarà ancora umido e chiaramente non lo possiamo toccare subito. Come fare per procedere nel lavoro? Potremmo aspettare che il top si asciughi e poi procedere oltre. Ma secondo me è meglio che quando si inizia poi si finisca anche in modo da asciugare tutto insieme. Quindi per maneggiare il body avremmo bisogno di un qualche supporto che non tocchi sulle aree già tinte: un finto manico avvitato nello scasso, un sistema che ci permetta di sospenderlo, per esempio appendendolo dai buchi di attaccatura del manico, oppure un supporto che si appoggi solo negli scassi dei pickup. Lavorate un po' di immaginazione e trovate la soluzione che fa per voi. Comunque tenete conto che, dopo meno di un’ora, una superficie tinta si può toccare con molta cautela senza fare danni. Attenzione, non sto dicendo che si possa maneggiare con disinvoltura ma solo che comincia già ad avere un livello di solidità tale per cui non basta sfiorarla per rovinare tutto.
 
Verniciatura per dilettanti: le aniline

Se volete ottenere un sunburst, attendete almeno una mezz’ora prima di scurire i margini: da un lato la vernice sotto sarà sufficientemente asciutta da poter accogliere un nuovo strato in superficie, dall’altro sarà ancora abbastanza malleabile per poter sfumare con un tampone inumidito lo stacco fra i due toni. Anche in questo caso ricordate che più mani si danno, più il colore sarà carico, quindi potete insistere di più sul bordo vero e proprio e meno via via che ci si avvicina al punto di sfumatura fra i due colori.

A lavoro ultimato (in tutto vi richiederà tre o quattro ore) lasciate asciugare per 48 ore, tenendo la chitarra sospesa in modo che non tocchi su nessuna superficie. Comunque, come dicevo, già dopo un’oretta le superfici non sono così delicate.

Dopo 48 ore, carteggiate con molta delicatezza (ricordate che finora avete solo macchiato il legno e che la tinta è asportabile) in modo da livellare le irregolarità dovute agli ulteriori innalzamenti di pelo durante la tinteggiatura, che saranno poca cosa se avete preventivamente bagnato e carteggiato il body. A seconda della delicatezza della mano potete usare una carta abrasiva dai 400 ai 1000.
Dopo aver carteggiato, togliete tutta la polvere strofinando tutto il body con una pezzetta non inumidita. È normale che un po' di tinta venga via e resti sulla pezzetta, poca roba nel complesso. Non preoccupatevi, non succede nulla e non si creano sbavature, ma l’importante è che la pezzetta sia asciutta, altrimenti sì che sbaverete di brutto.

Se invece avete steso una mano di tinta scura per far risaltare le venature di un top figurato, dovrete carteggiare con più energia, togliendo praticamente tutta la tintura data, che tuttavia sarà più resistente (ed è proprio quello che vogliamo) in prossimità delle venature da far risaltare. Finita questa fase, dopo un lauto tempo di asciugatura del colore che è rimasto sul top, si passerà a stendere la seconda tinta più chiara.

Sulla fase di carteggiatura credo sia necessario richiamare ulteriormente l’attenzione su un aspetto: se in fase di tinteggiatura ci vuole una buona dose di autolesionismo per entrare in contatto diretto con le aniline, bersele o inalarle, nella fase di carteggiatura invece si fa inevitabilmente un po’ di polvere. Cercate di lavorare quindi in uno spazio areabile, indossate una mascherina protettiva, degli occhiali appositi ed evitate il contatto delle polveri con la pelle, specie se avete tagli o ferite.

Nota di ACCORDO: Il capostipite della famiglia delle ammine aromatiche è l’anilina, un’ammina primaria la cui struttura è quella di un benzene.
L’anilina e i suoi derivati agiscono come un veleno Nel sangue, trasformando l’ossiemoglobina in metaemoglobina, inadatta alla funzione respiratoria.
L’esposizione acuta provoca in breve tempo asfissia, con cianosi e dispnea. L’anilina inoltre è un cancerogeno riconosciuto per l’uomo. Provoca soprattutto tumori della vescica ma anche tumori renali, cutanei, epatici e del sangue. La molecola di anilina non è cancerogena di per sé, ma lo diventa a seguito della sua metabolizzazione nel fegato. Nell’Unione europea è stato vietato un totale di 22 ammine aromatiche rilasciate dalle tinte.
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