di Denis Buratto [user #16167] - pubblicato il 25 novembre 2014 ore 11:00
Un vero salto indietro di trent’anni, fino agli anni ’80, semplicemente attivando un micro pedale tanto piccolo quanto appariscente. Un oggetto semplice e poco ingombrante che abbiamo messo in mano a Michele per un test, o meglio un viaggetto nel tempo.
Un vero salto indietro di trent’anni, fino agli anni ’80, semplicemente attivando un micro pedale tanto piccolo quanto appariscente. Un oggetto semplice e poco ingombrante che abbiamo messo in mano a Michele per un test, o meglio un viaggetto nel tempo.
Pensavamo che alla Mooer avessero già ridotto le dimensioni all’osso, ma ci sbagliavamo. La serie Spark è ancora più piccola, quadrata. Gli effetti sembrano più dei tap tempo per un delay che dei veri e propri pedali. In redazione ci è stata spedita l’intera gamma, che messa in fila è più piccola di un ipad. Le dimensioni non contano, vero, conta quello che esce dall’amplificatore.
Piccoli e colorati, potremmo descriverli così. Per il chorus è stato scelto un giallo sgargiante abbinato a un azzurro chiaro. Se si voleva dare un aspetto 80’s l’obbiettivo è stato centrato in pieno. La descrizione sul sito inizia con un “classic 80s chorus sound”, avevamo intuito giusto. Il pedale oltre allo switch per l’accensione ha solo due micro manopole e uno switch, nulla più. Non c’è da preoccuparsi però, il led di stato non è stato dimenticato. Attivando il pedale questo si illumina completamente, potenziometri compresi!
I tre controlli a disposizione sono semplici. depth e speed a manopola e deep a pulsante. Il chorus, soprattutto quando vuole avere i capelli cotonati deve essere semplice e fare bene una sola cosa: rendere spaziali gli arpeggi. Con i due controlli depth e speed si regola l’intensità e la velocità dell’effetto, con la possibilità di renderlo ancora più incisivo (e invasivo) con il deep. Come potete immaginare non c’è molto altro da dire a riguardo e la cosa non può che giocare a favore dell’effetto in prova oggi.
Lo colleghiamo quindi tra la Strat Japan degli anni 80 di Michele e una LAA Dual Mono, con un sound molto Marshall style. Attiviamo l’effetto con speed e depth non molto alti, aperti a meno di metà corsa. Quello che deve fare un buon chorus anni 80 lo spark lo fa. Gli arpeggi diventano larghi, spaziali e un filo più freddi, non ci aspettavamo altro. L’intervento sul suono non è estremamente invasivo, la pasta e il colore dello strumento sono molto riconoscibili anche aumentando ulteriormente il depth. La variazione di pitch ancora non è fastidiosa e si riesce ad avere ariosità anche sugli accordi senza perdere troppa presence e corpo. Il suono generale risulta più metallico, ma siamo nei coloratissimi anni ’80 deve esserlo.
Abbiamo provato a giocare con i controlli per trovare un settaggio più estremo, trasformando il chorus in vibrato. Il risultato è divertente, molto simile a quello che si otterrebbe con uno Small Clone. Il suono della Strat diventa quasi irriconoscibile, ma ce lo aspettavamo.
In definitiva lo Spark Chorus è un micro pedale che lavora a dovere occupando lo spazio di un tap tempo. A differenza di uno Small Clone può stare nella tasta dei jeans e diventa perfetto per chi ha bisogno di questa modulazione solo in alcuni brani ma non vuole occupare troppo spazio in pedaliera. Il prezzo di mercato si aggira intorno agli 89 euro, non certo economico nel vero senso della parola, ma il look e la qualità lo giustificano quasi completamente.