di redazione [user #116] - pubblicato il 23 ottobre 2020 ore 07:30
Il fuzz può trovare spazio in molti più contesti musicali di quanti ci si aspetterebbe, soppiantando i più scontati overdrive. Michele Quaini racconta come nella serie Fuzz Talk.
Da Satisfaction a Jack White, il fuzz è da sempre associato a sonorità acide, dalla profonda vena sperimentale. Mai ci si aspetterebbe di aver ascoltato il più antico dei distorsori per chitarra elettrica in decine di album pop, rock e dintorni, forse senza saperlo.
Michele Quaini è uno stimato session-man e turnista che ha curato le chitarre per innumerevoli produzioni musicali e seguito sul palco altrettanti artisti della scena mainstream, dando vita a brani nei quali la presenza del fuzz è quanto mai insospettabile.
Michele è un fan del genere e, negli anni, ha saputo domare il carattere selvaggio dei fuzz per riuscire a immergerne l’essenza in arpeggi pop, crunch leggeri caldi assolo. La sua passione per i fuzz è ben nota al pubblico di Accordo, mentre il modo in cui sia possibile farla convivere con una produzione musicale più patinata rispetto ai classici contesti stoner e alternative rock è un tema tutto da esplorare.
Per questo, Michele sarà protagonista di una serie di video dal titolo Fuzz Talk: una mini-rubrica alla scoperta del fuzz e dei suoi utilizzi meno scontati.
Nel primo appuntamento, prendiamo confidenza con i controlli tipici di un fuzz e delle sfumature che rendono la categoria unica nel suo genere.
Una caratteristica di rilievo è la forte compressione di cui gran parte dei fuzz sono dotati. Questa permette di emergere sempre sulla band, sfruttando il volume della chitarra per modellarne la risposta e il carattere senza perdere presenza nel mix.
Un dettaglio peculiare è la gestione manuale del bias, un aspetto circuitale che agisce direttamente sul modo in cui la distorsione risponde all’intenzione del musicista. È questo che permette a un fuzz di passare da un suono liquido e moderno a un timbro sgranato e spezzettato attraverso l’introduzione di un forte effetto gate che frammenta le code delle note o le parti suonate con dinamiche più delicate.