di Pietro Paolo Falco [user #17844] - pubblicato il 02 febbraio 2014 ore 08:00
Il catalogo 2014 introduce diverse innovazioni tecniche comuni a tutta la gamma di strumenti made in USA. Apriamo insieme per la prima volta la custodia della Les Paul meno costosa in lista e scopriamo cosa ha in serbo mamma Gibson per l'anno nuovo.
Il catalogo 2014 introduce diverse innovazioni tecniche comuni a tutta la gamma di strumenti made in USA. Apriamo insieme per la prima volta la custodia della Les Paul meno costosa in lista e scopriamo cosa ha in serbo mamma Gibson per l'anno nuovo.
Gibson sembra seriamente intenzionata a mettere il proprio marchio tra le mani di ogni chitarrista, anche dei più squattrinati. Diversamente da come si potrebbe pensare, non lo fa delocalizzando la produzione e "prestando il decal" a terzi che producano per suo conto a basso costo, bensì tiene tutto in casa e tira la cinghia sulle finiture, le vernici e dettagli minori per offrire dei modelli 100% Gibson al costo di una copia orientale, o giù di lì.
La LPJ, insieme alla SGJ, rappresenta l'entry level della nuova collezione Gibson USA. Si tratta di chitarre Les Paul e SG costruite interamente in America, negli stessi laboratori che sfornano gli strumenti delle fasce più alte, dagli stessi operai, le stesse macchine e con gli stessi materiali. Da qualche parte, però, bisognerà pur economizzare per offrire una Gibson americana a mezzo migliaio di euro. Con l'idea di scoprire i punti di forza e le magagne della nuova produzione, abbiamo agguantato al volo una LPJ e abbiamo deciso di condividere con voi le primissime impressioni, fin dalla prima apertura della custodia. La chitarra è stata messa a disposizione dal Centro Chitarre di Napoli ed è una novità assoluta per l'Italia.
Nel video che segue potete gustarvi il primo contatto con la nuova LPJ 2014. La recensione completa sarà online a breve e sarà raggiungibile anche dall'interno di questo video. Attenzione, se il link in sovrimpressione sul video vi risulta privato, vuol dire che il test completo e la recensione su Accordo non sono ancora pronti, ma basterà pazientare pochi giorni da oggi.
Niente binding, top fiammati e nemmeno un battipenna. Però il body in mogano c'è e ha un top in acero plain che è visibilmente bello spesso, tutt'altro che un'impiallacciatura tipica delle controparti di fascia bassa. I legni sono americani, come americani sono i pickup e tutto il resto. Il sunburst opaco, che può far impazzire quanto lasciare indifferenti a seconda dei gusti, è pura nitrocellulosa. La LPJ è una Les Paul dura e semplice, con tutto quello che serve, niente di meno e niente di più.
Strano a vedersi è il manico, almeno per chi è abituato agli standard lespauliani. Vedere un pezzo di acero dipinto a quel modo può spiazzare, ma il satin mette a proprio agio subito e il sustain dell'assemblaggio set-in non fa rimpiangere il buon vecchio mogano.
Una scelta sicuramente vincente è quella di sostituire i vecchi potenziometri lisci con dei Max Grip, zigrinati in cima per una presa più sicura. Sulle prime possono sembrare superflui, ma dopo un po' di pratica ininterrotta, quando i palmi cominciano ad affaticarsi e a sudare, quelle scanalature torneranno molto comode, anche se potrebbero sembrare un po' spigolose sulla pelle se non ci si fa l'abitudine.
Se c'è una cosa che trasmette solidità in un pezzo di metallo è senz'altro una bella finitura opaca. Il ponte, così proposto, non ha quell'aria "cheap" che si può riscontrare sui pezzi malamente cromati di altre chitarre della stessa fascia di prezzo.
Le prime impressioni sulla nuova LPJ sono sicuramente positive, ma un giudizio completo può formarsi solo dopo una prova approfondita. La scoperta della nuova collezione 2014 è solo agli inizi.